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(CAVALIERI MARVEL)

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in:

 UN ANNO FA (2° parte)

n .9

di Carlo Monni

 

Il suo nome è Luke Cage. Non è il nome con cui quest’uomo afroamericano, come si usa dire oggi, è nato, ma il suo vecchio nome e la sua vecchia vita non hanno importanza adesso. Neppure il nome del locale in cui sta entrando ha poca importanza, forse nemmeno i suoi avventori fanno più caso all’insegna posta all'ingresso. È uno di quei posti in cui la cosiddetta gente perbene non osa avventurarsi nemmeno quando è in cerca di forti emozioni e neanche la Polizia osa entrare se non in forze, figuriamoci, quindi, un uomo solo. Ma Luke Cage non è un uomo qualsiasi.

Il suo ingresso è seguito da un attimo di silenzio e da decine d’occhi che lo scrutano e lo classificano. Nessuno parla mentre si avvicina al banco e si rivolge al barista:

<Se hai una birra che non sia troppo schifosa, dammene una pinta.>

<Non sono certo di volerti servire, fratello.>

Luke lo afferra per il bavero e lo solleva trascinandolo oltre il bancone.

<Non sono tuo fratello, questo è sicuro, e lasciamo perdere la birra. Quel che voglio è un nome e tu ed i presenti me lo darete.>

<Qui nessuno fa la spia, amico.> gli replica uno degli avventori <Cosa ti fa pensare che qualcuno ti direbbe qualcosa?>

Cage fa un sorriso cattivo prima di rispondere:

<Perché ci tenete ai vostri denti ed alle vostre ossa ed io sono pronto a spezzarvele tutte se non saprò quel che voglio sapere.>

In un lampo, coltelli, pistole ed altri generi di armi appaiono nelle mani degli avventori ed uno dice:

<E davvero pensi di riuscirci negraccio?>

Ancora una volta le labbra di Luke si stirano in un maligno sorriso.

<Oh si... > risponde.

 

Circa un’ora dopo, un gruppetto di perplessi detective e poliziotti in uniforme osserva uno scenario di devastazione.

<Sembra il passaggio di un uragano.>  commenta uno  <Sembra impossibile che sia opera di un solo uomo … a meno che non sia Hulk o la Cosa.>

<Se quell’uomo è Luke Cage c’è poco da sorprendersi.>  aggiunge il Capitano Rafael Scarfe.

<È sulle tracce di un assassino che ha ferito due suoi cari amici ed ucciso un agente federale, una donna a cui teneva. È furioso e non c’è da stupirsi che reagisca così.>

<Credi che abbia ottenuto l’informazione che cercava?> gli chiede l’Agente Speciale del F.B.I. Phil Corrigan, appena giunto anche lui sul posto.

<Se questi balordi la sapevano, scommetterei proprio di si … e la sapremo anche noi adesso. Vedi, Phil, Quentin Chase è uno dei miei migliori agenti e solo per un pelo ho evitato di dover dire a sua moglie ed a sua figlia che erano diventate una vedova ed un’orfana. Non piangerò certo sulla sorte di questi banditi di mezza tacca e sta sicuro che mi diranno quel che voglio sapere adesso se li minaccio di ridarli in pasto a Cage.>

<Chissà dov’è ora lui, a proposito.>

<Oh, se è per quello, lo sapremo abbastanza presto, credimi. Quelli come lui si lasciano dietro tracce abbastanza evidenti, di solito.>

La morte non è sconosciuta a questi uomini: è il loro lavoro, la vedono quasi tutti i giorni ed hanno imparato a conoscerla e se non la amano, almeno la rispettano. Sono poliziotti, detectives per la precisione, e la morte su cui oggi indagano è quella di un’appartenente alla loro comunità. Nessuno di loro conosceva Cassie Lathrop e nessuno di loro la conoscerà mai, anche se parteciperà al suo funerale e dirà parole di circostanza ai familiari o, forse, se ne starà in disparte perché non avrà nulla da dire e penserà a quando arriverà il suo turno.

L’Agente Speciale Cassandra Agnes Lathrop dell’A.T.F.  è morta perché conosceva Luke Cage. Al Killer non importava affatto che fosse un agente federale, gli interessava l’effetto che quella morte avrebbe avuto su Cage, un messaggio molto chiaro: posso ucciderti quando voglio e nessuno che ti conosca è al sicuro.

<Allora, Eliot, che ci dici?> chiede Corrigan.

Il luogo è il Federal Plaza, nel laboratorio scientifico del F.B.I. e l’uomo che risponde alla domanda si chiama Eliot Richardson, Tecnico balistico.

<La pallottola è indubbiamente una 7,62x15mm NATO.> dice l’esperto.

<Questo tipo di cartuccia, come dice il suo nome è in uso alle forze armate NATO. Ne esiste anche una versione civile per fucili da caccia, la Winchester 308, ma…>

<… ma tu stai per dirci che non è un fucile da caccia quello che ha sparato, giusto?>

<Esatto. La cartuccia che ho estratto dal cranio dell’Agente Speciale Lathrop è del tipo che si usa prevalentemente per l’M40A3, un tipo di fucile assemblato esclusivamente dall’armeria dei Marines a Quantico per un solo ed unico scopo.>

<È un fucile da cecchini.> conclude Corrigan.

<Ed uno dei migliori, anche.> conferma Richardson.

<Munito di mirino telescopico ed in mano ad un tiratore in gamba, è in grado di colpire un bersaglio a 1000 yarde di distanza.>

<Questo vuol dire che il killer è un tiratore scelto, probabilmente con esperienza militare e che lui o chi gli dà gli ordini hanno accesso alle attrezzature militari e dei Marines in particolare?>  interviene il Capitano Scarfe.

<Direi che la sua analisi è corretta, Capitano.> gli risponde Richardson.

<Ti fa venire in mente qualcuno?>  gli chiede Corrigan, vedendo l’espressione sul volto di Scarfe.

<In effetti, si.>  risponde l’altro.

  <C’è un vecchio nemico di Cage che risponde a questi requisiti, ma credevo che fosse morto.>

<Possiamo controllare subito.>

<E che stiamo aspettando?>

 

 

 Luke Cage entra in una casa all’apparenza molto vecchia nel Sud Bronx. I suoi informatori lo hanno condotto sin qui. Certo, ha dovuto sbatterli un pochino, ma non c’è da prendersela troppo, dopotutto, non è gente troppo per bene. Luke sogghigna Forse avrebbe dovuto parlarne con la Polizia e con i Federali, ma non è così che lavora lui: i suoi affari preferisce risolverli a modo suo, proprio come adesso.

<Eccomi>pensa <E’meglio che tu sia pronto per me, brutto figlio di puttana .>

 

Luke sa di correre dei rischi ad infilarsi da solo nella tana del nemico, ma si tratta di un rischio calcolato. Del resto, se i suoi informatori non hanno mentito, il suo avversario non lo impensierisce molto. Si sono scontrati in passato e lui ha sempre vinto. Probabilmente è per questo che il suo avversario ha scelto la via più vigliacca per colpirlo: con bombe o cecchini che hanno provocato la morte di una donna il cui unico torto era di essersi avvicinata troppo a lui.

Capita quasi sempre, come con Reva, la sua defunta moglie, uccisa da un pazzoide che le rimproverava la colpa di non aver scelto lui. Forse gli uomini come me non sono destinati ad avere una vita normale o una famiglia, pensa Luke, forse la mia sola vera compagna può essere solo la morte.

Basta con questi pensieri cupi, ora bisogna pensare a quel figlio di buona donna e se è qui dentro gli farà rimpiangere di non essere veramente morto, come pensavano tutti.

Luke avanza in un buio corridoio, un pò sorpreso che nessuno si sia ancora fatto vivo. Si aspettava un comitato di benvenuto a base di trabocchetti e sicari armati di armi pesanti, il solito repertorio del suo avversario.

Già, il suo avversario. In fondo non è mai stato un granché, uno dei più tenaci certo ed anche uno psicopatico pericoloso, ma mai più di tanto: sempre impegnato ad immaginare piani folli e che difficilmente avrebbero potuto essere realizzati. Come l’ultima volta quando aveva deciso di sterminare, uno alla volta, tutti i supereroi, con il risultato di massacrare la famiglia della Tigre Bianca e quasi uccidere il supereroe portoricano, che dopo di allora era uscito dal giro. Era stato così pazzo che incastrato dall’Uomo Ragno aveva ordinato alle sue truppe di far fuoco anche se lui si trovava sulla linea di tiro. Risultato: il Tessiragnatele era sopravvissuto, ovviamente, ma lui era finito all’ospedale con quasi nulle possibilità di cavarsela.

 “Quasi” era la parola chiave, perché, a quanto pareva è sopravvissuto ed è tornato a prendersela con lui. Beh, stavolta lo farà pentire di non esserci rimasto secco sul tavolo operatorio.

Decisamente c’è qualcosa di poco convincente, qui, pensa Luke Cage aprendo una porta, poi viene investito da una luce abbagliante seguita da un forte rumore e si sente spinto all’indietro, quindi precipita nel buio.

Quando si risveglia è legato mani e piedi da robuste manette di metallo che lo assicurano ad una parete, pure essa in metallo, davanti a lui c’è l’uomo che stava cercando. Non è cambiato molto dall’ultima volta che l’ha incontrato, ormai parecchio tempo fa: stessi capelli cortissimi, stesso abbigliamento in stile militare con la giacca verde ed i pantaloni da cavalleggero, stessa mazza chiodata al posto della mano destra, stesso sguardo da fanatico ed occhi freddi come il ghiaccio. È proprio lui: il Colonnello Gideon Mace.[1]

<Sorpreso di vedermi, Cage?> gli chiede.

<Non tanto.> replica Cage  <Non mi sorprende che nemmeno l’Inferno ti abbia voluto, Mace.>

<Ma spero che si prenderà te, alla fine. In effetti, tutto considerato, forse hai davvero il Diavolo a proteggerti. Vedi, Cage, tu sei la mia unica debolezza. Prima di dare inizio alla mia nuova grandiosa operazione, mi sono voluto togliere la soddisfazione di eliminarti per sempre dalla mia strada. Purtroppo per me, sembra che tu abbia più vite di un gatto.>

<E la ragazza? Che bisogno avevi di uccidere Cassie Lathrop?>

<Ah quella?> Mace fa un gesto con la mano come a voler scacciare un’invisibile zanzara.

<C’erano due buoni motivi per ucciderla: primo, per farti capire che nessuno che ti stesse vicino era al sicuro e secondo, per farti venire sulle nostre tracce con la guardia abbassata a causa della rabbia. Ed ha funzionato, infatti, appena ti hanno fornito quest’indirizzo ti sei precipitato qui con la delicatezza di un toro infuriato, cadendomi in mano anche troppo facilmente.>

<Puoi anche avermi preso Mace, ma come ti ho trovato io, ti troveranno i federali e gli altri poliziotti. Sono sorpreso che non siano già arrivati.>

<Oh, ma sono arrivati, Cage. Peccato che noi non fossimo già più la per allora. Vedi, forse la tua mente limitata non riesce a capirlo, ma io avevo già elaborato ogni passo della mia brillante strategia. Ce ne siamo andati subito dopo averti catturati, in modo discreto, ma molto efficiente. Hai commesso un grave sbaglio, proprio come avevo immaginato che avresti fatto: sei venuto da solo e d ora sei nelle mie mani. Adesso devo solo decidere se ucciderti immediatamente o farti vivere finché non avrò completato il mio grandioso piano.>

Va avanti a vantarti pallone gonfiato... dammi abbastanza corda per impiccarti e forse, alla fine, potresti scoprire che non sono così stupido come pensi.

<E quale sarebbe questa tua grandiosa operazione di cui blateri in continuazione? Un altro servizio di assassini a pagamento di supereroi come l’ultima volta? O magari un altro ricatto in grande stile con una finta bomba nucleare come nel nostro ultimo incontro?>

Mace sorride agitandogli sotto il mento la mazza chiodata.

<Tu vuoi prendermi in giro, eh Cage?> replica  secco.

<Beh stavolta non ci saranno bluff, puoi contarci. Il fatto stesso che io sia qui ti dimostra che razza d’uomo io sia. I dottori erano convinti che non potessi riuscire a sopravvivere, non dopo essere stato colpito ripetutamente in vari punti vitali, ma io sono Gideon Mace, ho combattuto in Vietnam e sono uscito vivo da situazioni che quei medici da strapazzo non saprebbero nemmeno immaginare. Ci ho messo del tempo a rimettermi in forma, ovviamente, ma mi è servito.>

Fallo parlare Luke, dai corda al suo ego. Guadagna più tempo che puoi.

<Allora, che ti passa in quella testa bacata?> chiede.

Mace si muove in modo incredibilmente rapido e gli assesta un violento pugno con la mazza che ha al posto della mano destra. Un colpo del genere avrebbe potuto rompere facilmente il collo di un uomo normale, ma, come tutti sanno, Luke Cage non è un uomo normale, anche se questo non significa che gli piaccia essere colpito così.

<Sei per caso associato col mio dentista?> chiede sprezzante al suo avversario sputando sangue e pezzi di dente.

<Fai pure il gradasso Luke, durerà per poco, perché prima di domattina tu sarai cancellato dalla faccia della Terra e con te anche Washington. Non credo che dal cratere fumante che sarà diventata troveranno abbastanza di te da poterti seppellire.>

<Che intendi dire, Mace?>

<Semplicemente questo, Cage: a mezzogiorno di domani, ora locale, alle dodici zero zero, come diciamo noi militari, un missile nucleare teleguidato colpirà l’edificio del Pentagono e tu ci sarai legato sopra. Non è una prospettiva allettante?>

Mio Dio, quest’uomo è completamente pazzo.

Le manette che lo stringono sono molto forti, non sa se riuscirà a liberarsi. Se mai ha avuto bisogno d’aiuto, è proprio adesso.

<Inutile che provi a liberarti, Cage, quelle catene sono in grado di resistere alla forza di Hulk stesso, non hai speranze.>

Cage stringe i denti e continua a forzare i muscoli.

<Ti piacerebbe, eh, Mace?> replica al suo avversario .

<Non illuderti, non vincerai neanche stavolta.>

<E chi mi fermerà? Tu? No, rassegnati, sei destinato morire, il primo di molti della tua razza maledetta.>

In quel momento la parete alla sinistra di Gideon Mace si fracassa e mentre le macerie volano per la stanza, ecco che nel varco così prodotto appaiono tre figure: le Figlie del Dragone e Iron Fist, i cui pugni brillano ancora dell’energia che ha distrutto la parete.

I rinforzi sono arrivati.

 

***

 

Ti chiamano Iron Fist e qualcuno ti definisce l’Arma Vivente, ma in questo momento non pensi a queste cose, bensì stai rapidamente valutando i tuoi avversari. Molti ti definirebbero pazzo ad affrontare disarmato decine di uomini pesantemente armati con quanto di meglio la tecnologia bellica può offrire di questi tempi e non penserebbero meglio delle tue compagne: una rossa dai lunghi capelli fluttuanti, armata solo di una katana, la pesante spada giapponese ed una donna di colore con una pistola. Naturalmente, tu sai che le cosiddette Figlie del Dragone sono avversarie pericolose e le lasci ad affrontare la loro quota di nemici, mentre tu ti concentri su quelli che hai scelto come opponenti.

Sono tanti e bene armati abbiamo detto e questo rende solo più ignominiosa la loro sconfitta. I loro proiettili non colpiscono il bersaglio, le loro corazze non li salvano dai micidiali colpi di piede e di mano di un esperto di arti marziali quale sei tu.

Alla fine sei proprio di fronte all’uomo chiamato Gideon Mace che ti dimostra come la sua mazza sia uno strumento micidiale in più di un senso, quando da essa fuoriescono raggi di calore che, però, tu eviti abilmente, fino ad arrivare a Mace e colpirlo con il palmo della mano facendolo cadere, poi lo prendi per il bavero e gli chiedi:

<Chi sei amico? Prima di venir qui ho sentito i notiziari ed a quanto sembra Gideon Mace ha preso in ostaggio un treno diretto a Miami e lo ha dirottato verso ovest. Quindi, se lui è là sopra, chi sei tu?>

L’uomo sogghigna mentre risponde:

<Chissà … forse è lui l’impostore … o forse lo siamo entrambi, chi può saperlo?>

Improvvisamente noti gli occhi del tuo avversario risplendere ed un sesto senso affinato da anni di battaglie ti lancia un avvertimento da non ignorare … poi l’uomo che stai trattenendo esplode.

Con frustrazione crescente Luke Cage è costretto ad osservare i suoi amici combattere al posto suo mentre lui tenta vanamente di liberarsi dalle manette che lo trattengono, poi, ecco che le manette si aprono, e lui si ritrova libero. Al suo fianco ecco la responsabile, che con un colpo di katana ha distrutto il quadro comandi di Mace: Colleen Wing.

<Beh, hai intenzione di startene lì impalato, Cage, o vuoi darci una mano?> gli si rivolge la rossa

Cage non si fa pregare ed i malcapitati scagnozzi di Mace scontano tutta la rabbia accumulata dall’uomo in questi ultimi giorni.

Lo scontro termina presto e lo sguardo di Cage si volge all’uomo di nome Gideon Mace, lo sente rivolgersi ad Iron Fist, vede lo sguardo allarmato del suo amico, poi c’è il lampo ed il rombo assordante dell’esplosione.

Quando il fumo si è diradato, Cage si ritrova sostanzialmente a posto. Il suo fisico d’acciaio lo ha protetto ed il fatto che Colleen Wing fosse dietro a lui, l’ha protetta egualmente. Naturalmente lui ci ha rimesso l’ennesima camicia, per non parlare degli strappi ai pantaloni.

Uno sguardo rapido lo informa che la sala è tutta una rovina. Davanti a lui, miracolosamente in piedi c’è Misty Knight, apparentemente illesa, a parte il fatto che il suo braccio bionico le è stato strappato ed ora giace per terra. Quanto ad Iron Fist…

Per quanto sia saltato indietro, ha preso in pieno tutta la forza d’urto dell’esplosione ed ora giace sul pavimento col costume strappato e coperto di ferite e sangue.

<Danny!> urla Misty Knight superando lo shock della perdita del braccio e delle proprie ferite, peraltro superficiali.

Cage accorre accanto all’amico. Non ci vuole un dottore per capire che è conciato male e che non sopravviverà sino all’arrivo di eventuali soccorsi.

Non può finire così, pensa Luke, non deve.

-Spostati Luke.- il tono di voce di Colleen Wing è risoluto, mentre s’inginocchia al fianco di Iron Fist.

<Danny mi senti?>

Danny Rand apre gli occhi.

<Colleen...> mormora.

<Sei conciato male.> gli dice lei  <Morirai… a meno che... tu sai cosa fare>

<Non… so… se … posso riuscirci…>

<Sciocchezze, ce la farai, lo so e allora fallo!>

 

Iron Fist stringe i denti ed a poco a poco un bagliore s’irradia dal suo corpo sino ad avvolgerlo del tutto. I presenti sono costretti a chiudere gli occhi e ad allontanarsi, mentre l’aria intorno a Danny Rand si riscalda.

Quanto dura il processo? Secondi o minuti. Difficile dirlo. Tutta l’energia interiore di Danny, quella comunemente chiamata Pugno d’Acciaio, è focalizzata non all’esterno, ma all’interno, sul suo stesso corpo. È una cosa che ha fatto poche volte e raramente con quest’estensione. Alla fine il bagliore termina e tutti possono vedere che ha funzionato: le ferite sono guarite.

<Danny!> urla ancora Misty <Danny, rispondimi!>

Gli occhi di Iron Fist si aprono e lui risponde con voce fioca, appena udibile:

<Sono vivo.>

<Come ti senti?>  gli chiede Colleen.

<Debole come un gattino appena nato.> risponde Danny.

<Ti sosterrò io, amico.> interviene Luke, aiutandolo a rimettersi in piedi.

In lontananza si odono le sirene della Polizia e dei Vigili del Fuoco.

Il rifugio del presunto Gideon Mace è invaso da ogni genere di forza di polizia locale o federale. Per sua fortuna Luke Cage ed i suoi compagni non sono trattenuti troppo a lungo, il tempo di una sommaria spiegazione dei fatti.

<Spero davvero che questa storia sia finita.> commenta il capitano Scarfe.

<Non lo so.>replica Luke.

 <Ci sono troppe cose che non sappiamo ancora. Chi ha fabbricato quell’androide? C’era davvero Mace dietro a tutto o ci hanno preso in giro fino all’ultimo? Se è così, credo che prima o poi avremo altre notizie del nostro nemico.>

<Beh, per ora vattene a casa Cage e cerca di riposare.>

<Casa? Dovrei averne una … ma lasciamo perdere. Credo che approfitterò della sosta all’ospedale di Misty e Iron Fist per far visita a Quentin Chase invece.>

<Sta molto meglio adesso. Sua moglie dice che lo rimanderanno presto a casa.>

<Ci vuole una buona notizia ogni tanto.>

Iron Fist, Misty Knight salgono su un’ambulanza e Danny Rand si rivolge a Cage, che ha accanto a se Colleen Wing:

<Io e Misty stiamo per partire per l’Asia, vogliamo raggiungere K’un lun, Luke, ti interesserebbe venire con noi? Forse un viaggetto lontano da qui ti farebbe bene.>

Luke sogghigna e risponde:

<No grazie. Tutti i tuoi viaggi in quella città da favola si risolvono sempre in un sacco di pasticci ed io… sono un tipo troppo tranquillo.>

E così dicendo le ragazze scoppiano in una risata liberatoria. Luke non le sta ascoltando. Da qualche parte c’è ancora un nemico senza volto che lo vuole morto. Presto o tardi scoprirà chi è ed allora ci sarà una resa dei conti.

 

 

Le Note

 

 

E termina qui il doppio episodio speciale che riassume tutte le avventure accadute a Luke nell’universo Marvel IT, scritte da Carlo Monni. A dire il vero, ci sarebbe un’avventure di Luke insieme alla Vedova Nera e Paladin (Marvel Knights 44/46) ma non era attinente alla storia del nemico misterioso che ha preso di mira il nostro eroe.

Beh ora sapete cos’è accaduto.

 

 Vi ricordo che questo episodio si colloca cronologicamente prima di Luke Cage # 1 e che come dice il titolo avviene un anno prima (tempo Marvelit, s’intende!) rispetto al prossimo numero, dove inizieremo a scoprire qualcosa di più sul misterioso assassino che ha preso di mira il nostro eroe.

 

 

1 = Gideon Mace è un vecchio nemico di Cage, apparso per la prima volta niente meno che in Luke Cage Hero For Hire #3 (In Italia: Albi dei Super Eroi, Corno, #20) nel lontano 1972. E’ quello che si potrebbe definire un classico criminale di serie B. la sua storia è semplice: colonnello dell’Esercito, cacciato per tendenze paranoiche e destrorse, ha messo insieme un esercito privato di cui si è spesso servito. La sua azione più eclatante fu un tentativo di ricatto contro il governo servendosi di una bomba al cobalto, poi rivelatasi finta. Nella sua ultima azione, catturato dall’Uomo Ragno, ordinò ai suoi uomini di sparare all’arrampicamuri anche se questo significava colpire anche lui. Portato all’ospedale in fin di vita, di lui non si seppe più nulla… sino ad oggi.

 

Carmelo Mobilia